venerdì 28 settembre 2012

mercoledì 6 giugno 2012



A pochi mesi dalla sua pubblicazione, il romanzo di Augusto Stigi viene rilasciato in download gratuito da TerraNullius


Il giudizio universale, dice Gaber, non passa per le case: bisogna tornare nelle strade per conoscere chi siamo. Le strade come quelle che, tra Centocelle e via dei Volsci, disegnano la nostra Terra di Nessuno. Le strade piene di storie, di racconti e di avventure, che sono l’avventura stessa della nostra letteratura. Come noi, Augusto Stigi ha sempre giocato per vincere, anche se ha conosciuto la sconfitta. Qualche volta è scivolato, ma ha sempre avuto la forza di rialzarsi. Stigi fa parte della schiera di quelli che il conto l’hanno pagato sempre più salato degli altri, e che non hanno lasciato nulla d’intentato, di non detto. Così fanno i bravi ragazzi di strada.


Per il download utilizzate questo link:


lunedì 4 giugno 2012


WM5 recensisce «Ragazzi di strada» di Augusto Stigi



Anni fa, a Montréal, durante il viaggio di cui Grand River è resoconto, vidi una serie di interviste che illustravano l’esperienza di crescere in quella città. Ne usciva una topografia sentimentale, un afflato comune, e attraverso le parole si componeva una storia, un ambiente, un momento storico, una temperie. Tra i volti che dicevano la città ce n’era uno di una giovane donna che avevo conosciuto, due anni prima, in India. Raccontava l’esperienza da dentro una comunità asiatica, e la sua Montréal risuonava con le altre su una nota più acuta, più sofferta, più intensa.
Tornai a casa, in un Bologna semiaddormentata. Gli ultimi anni del berlusconismo, che cercava di perpetuare il rampantismo degli anni ottanta e il felicismo degli anni ’90 dentro un mondo segnato dalla guerra permanente, in un contesto globale distopico che preparava la Crisi. Da lì partì una riflessione che conduco ormai da anni, e che ha al centro Bologna, la Bologna di strada di trent’anni fa, la sua relazione con la mia condizione attuale, in senso esistenziale e intellettuale. Erano cose di cui si aveva agio e tempo, quando la pressione del quotidiano era meno forte che oggi. Sul versante emotivo e artistico, questa autoanalisi mi portò a tornare a suonare con la mia band storica, e raccontare brandelli della mia esperienza di crescita urbana virati in canzoni di disagio e riscatto. Un’esperienza di cui sono stato forse troppo avaro di parole.
E’ al Joe Strummer Tribute, a Parma, nel gennaio scorso (la line up comprendeva, tra gli altri, Bloody Riot e Strike), che incontro un vecchio amico di Roma. Mi parla di un libro e mi fa conoscere il suo autore, Augusto Stigi. E’ mio coetaneo, quindi vecchio. Parliamo di Roma all’inizio degli anni ’80, all’epoca in cui il Wonna Club era il luogo di ritrovo per tutte le forme di vita delle periferia, dei Centocelle City Rockers, dei Clash e della Banda Bassotti.
Quella sera riflettei sulla natura della mia musica, del così detto real punk, cioè un punto di vista classista e stradaiolo nato in un altro mondo, circa 35 anni fa. Pensai che ormai si tratta di una forma di folk urbano, del blues dei ragazzi inurbati nelle periferie di tutto il pianeta. Ci sono scene simili in Perù, in Indonesia, in Cina. Presagivo che nel libro-memoriale di Augusto Stigi avrei incontrato qualcosa di significativo per portare avanti la riflessione.
Il libro è bello. E’ una autoproduzione, avremmo detto nel gergo punk di trent’anni fa. Si intitola Ragazzi di Strada, semplicemente, ed è curato da Valerio Gentili. E’ il resoconto fedele, diretto, lirico e rabbioso di che cosa sia stata l’adolescenza per chi, provenendo dalle periferie urbane di fine anni ’70, e dalla classe operaia, abbia incontrato il punk e ne abbia fatto il veicolo di uno stile di vita, di un tentativo di liberazione o almeno di sopravvivenza. Ma non c’è solo questo. Ci sono le dinamiche profonde della vita dei quartieri romani, la scelta politica istintiva, e poi elaborata, in direzione di chi lotta per una società senza sfruttatori e sfruttati, la descrizione accorata e stoica di una traiettoria esistenziale.
Roma è una città che ha significato e significa molto nella mia storia personale e di pagina in pagina confrontavo le mie esperienze con quelle di chi le narrava. L’incontro con la violenza di strada, con le droghe. La scelta istintiva di una parte politica. L’arrivo di uno stile di vita e di una musica che non crede nel futuro ma incita alla ribellione. Le similitudini e le distanze, perché Augusto Stigi proviene da un contesto (anche) più duro del mio. Le storie di fratellanza, gli amori.
Ragazzi di Strada racconta un punto di vista e un’esperienza che è stata portata molto raramente all’attenzione di un pubblico più vasto di quello che un tempo si sarebbe detto “underground”, e lo fa con pagine di rara forza, a dispetto, o proprio per (come nel caso del punk rock) i limiti strettamente tecnici della scrittura. Chi fosse interessato a capire quale sia stata l’esperienza di crescere in una periferia alla fine del secolo scorso, e la densità e la molteplicità delle storie che hanno intessuto quella crescita, dovrebbe prestare orecchio al blues urbano di Augusto Stigi.



lunedì 12 marzo 2012

FIUME DI TENEBRA. L'ULTIMO VOLO DI GABRIELE D'ANNUNZIO.



NON SI FINISCE MAI DI COMBATTERE

Il soldato combatte sempre, tornato dal fronte continua con se stesso. 
L’esaltazione dell’ego in una trincea infinita striscia contenta,
impassibile ai richiami di un' anima corrotta, logorata da morti senza nome e splendida gioventù.
La spada affonda nella ferita anche se putrida dal tempo infettando l’età dell’amore.
Quanti sguardi e sorrisi, indegni di esistere, cavalcano il dorso del demone.
Purifica l’aria che ti circonda e avrai di che sfamarti bestia feroce.
No, non è pazzia giovane assetato d’impresa, è il coraggio che non conosce direzione, l’ ardire di chi non sa che fare, l’ambizione del tempo che non esiste.
E per lo scempio dell’uomo non vi è termine, accade e si maschera, s’insinua  e prolifica.
Dimenticare è l’ignoto, è il nulla a cui aggrapparsi, l’irraggiungibile pace distrutta dai sovrani.
Oh giovane frenetico soldato, non si finisce mai di combattere.

                                                                                                                                           Augusto Stigi 





FIUME DI TENEBRA. L'ULTIMO VOLO DI GABRIELE D'ANNUNZIO.

Romanzo di Massimiliano e Pier Paolo Di Mino.  





mercoledì 25 gennaio 2012

RAGAZZI DI STRADA - SIMONA GUGLIELMUCCI


“Ragazzi di Strada” è un romanzo che non puoi fare a meno di leggere tutto d'un fiato. Insolitamente però quel che rende questo libro cosi coinvolgente non è la curiosità di scoprirne il  finale perché questo coincide con l'inizio del libro e non solo.
Nelle pagine iniziali infatti l’autore ci introduce a quello che è per lui l’inizio una nuova vita, di una nuova dimensione in cui tutto inizia ad assumere una nuova prospettiva, permeata di un senso di calma e di distanza dalle frenesie e gli affanni quotidiani, come di elevazione. Inizia cosi un viaggio in un passato intenso e tumultuoso contraddistinto da un atteggiamento non giudicante, lucido e penetrante, uno sguardo che dà vita ad un racconto sincero, diretto ed emotivamente intenso.
La sensazione che emerge leggendo questo racconto è la capacità dell’autore di rendere generativi anche i momenti più critici del proprio percorso evolutivo mantenendo una continuità, un proprio modo di essere nelle diverse fasi sia personali che storiche.
“Ragazzi di strada” infatti ci descrive in modo semplice e diretto, fino quasi a farci vivere, un periodo di cui si è tanto parlato: caratterizzato da tante ideologie e tanto carisma, ma anche da tanta apparenza, da parole vuote e falsi miti, pronti a generare cattive abitudini e sofferenza con cui il protagonista del libro dovrà fare i conti. E’ proprio allora che riemergono più forti quei valori che in generale caratterizzano il romanzo: l’amore, l'orgoglio, l'onore e il coraggio, che oltre a divenire una sorta di bussola per l’autore per rimpossessarsi della propria vita costituiscono quei temi trasversali che rendono questo romanzo sempre attuale.   


Simona Guglielmucci

lunedì 23 gennaio 2012

mercoledì 18 gennaio 2012

IL LIBRETTO ROSSO DI GARIBALDI
DI PIER PAOLO E MASSIMILIANO DI MINO

La rivoluzione non è un pranzo di gala
Ci hanno insegnato che non esistono più i miti, o che non ne abbiamo più bisogno. In cambio ci danno per articolo di fede che quello di cui abbiamo bisogno è produrre e comprare coscienziosamente. Sarebbe più onesto e corretto dire, quindi, che i vecchi miti sono stati soppiantati, con utile operazione teologica, da un nuovo racconto della vita, non meno fantasioso di qualsiasi altro racconto. In questa bella favola si immagina la vita come una competizione senza limiti, con leoni e gazzelle che, in barba alla loro reale natura, vivono una vita insonne gli uni cacciando e gli altri fuggendo.


Si capirà, dunque, come siano divenute viete, per non dire pericolose, le vecchie storie che ci avvertivano degli eccessi egotici degli eroi, come Achille e le sue schiere di ubbidienti mirmidoni pronti al massacro, o Beowulf che manda a marcire tutto il regno pur di dimostrare il suo valore. Ci dicono che sono robe da scuola piena di polvere...


PER IL DOWNLOAD DEL LIBRO UTILIZZA QUESTO LINK:

martedì 10 gennaio 2012















SE DE NOTTE A CENTOCELLE
 VE CAPITA DE VEDE' QUALCHE SORCIO FASCISTA
NON ESITATE, ACCIACCATELO.

IL SENSO DEL PIOMBO - ROMANZO DI LUCA MORETTI

A pochi mesi dall’uscita nelle librerie per i tipi di Castelvecchi, il romanzo di Luca Moretti viene rilasciato in download gratuito, da TerraNullius secondo l’etica copyleft che contraddistingue l’autore e la rivista stessa.

La versione digitale si arricchisce della prefazione lucida e appassionata di Barbara Balzerani.










UTILIZZA QUESTO LINK PER IL DOWNLOAD:
http://www.terranullius.it/home/index.php/component/content/article/52-copyleft-releases/232-il-senso-del-piombo-luca-moretti.html



mercoledì 4 gennaio 2012

POESIA D'AMORE


INFAMI VERMI SCHIFOSI CHE CONTINUATE INDEGNAMENTE A PRONUNCIARE I NOSTRI NOMI, QUANDO NOI I VOSTRI NON LI CONOSCIAMO NEMMENO.

PER FORTUNA, MENTRE LA MERDA SI DECOMPONE IN FRETTA LEVANDO IL SUO FETORE NELL’ARIA, LE IDEE DI GIUSTIZIA DURANO IN ETERNO.


LA RESA DEI CONTI E’ VICINA.



martedì 27 dicembre 2011

11 DICEMBRE 2011. 
PRESENTAZIONE DEL LIBRO "RAGAZZI DI STRADA". 
AL  SALLY BROWN RUDE PUB.


lunedì 12 dicembre 2011

RICCARDO MELITO - RAGAZZI DI STRADA

 

Niente capi o vicecapi, nessuna struttura predefinita, eravamo cani sciolti fieri della nostra indipendenza
Fino a qualche decennio fa i giovani erano soliti riunirsi nelle piazzette e per le strade, piuttosto che all’interno di scintillanti e patinati centri commerciali. Pensando a Roma, se si lascia galoppare la memoria a briglia sciolta, molti di questi punti di ritrovo vengono a galla. C’era il Pantheon, dove si riunivano alcuni punk, ma soprattutto i darkettoni, che migrarono poi in massa sulla scalinata di Trinità de Monti; c’era il mercatino di San Lorenzo, posto privilegiato dai punk anarchici; c’era Piazza dei Gerani a Centocelle, altro loro luogo di ritrovo; c’era la collinetta a Villa Pamphili o le strade di Trastevere, frequentate dagli amanti dell’Hardcore capitolino; Villa Ada, parco apprezzato da frikkettoni e amanti del reggae. Oppure dall’altro lato, c’era Piazza Capranica o il John Bull Pub dove si radunavano i mods e gli skinhead di destra o Piazza Euclide, centro nevralgico della vita “parolina”. Insomma la strada era la palestra e la maestra per chi non voleva imparare dai libri o per chi non trovava abbastanza nei libri. È lungo le vie di Centocelle durante gli anni ’70 e ‘80, che Augusto Stigi ha imparato a stare al mondo ed è con quegli insegnamenti e con quello stile che ora racconta la sua esperienza nel libro autoprodotto Ragazzi di strada.
Il libro narra le gesta di un ragazzo di periferia. Dopo aver appreso i primi rudimenti della socialità grazie al magico pallone, giocato rigorosamente per strada tra le macchine, questo adolescente capisce che la vita non è solo soldi e posizione sociale, anzi è ben altro. “Che quello che con affanno e frenesia portiamo avanti tutti i giorni scannandoci uno con l’altro, le scorribande per arricchire il bottino, il raggiungere gli standard di vita normale, non è altro che un sogno effimero poggiato su pilastri instabili, l’apoteosi della stupidità targata essere umano”. La vita per Augusto è invece principalmente cuore e amicizia. È onestà, ma non quella del codice penale o civile, quella nata dal rispetto del prossimo, dei suoi sentimenti. La stessa onestà che ti fa proteggere il debole e sfidare il forte perché: “Più sei debole, più i prepotenti diventano cattivi e coraggiosi, più tu sei forte, più loro sono gentili e ragionevoli, a volte riverenti”. Capito questo, c’è solo da andare avanti, lottare contro le avversità e beffarsene, gioire degli amici e degli amori. Così Augusto da promettente calciatore diventa un giovane punk e da Piazza dei Gerani con la sua banda comincia a criticare la società che ha intorno. Stia attento però chi cerca in questo libro una qualche spiegazione sociologica a un fenomeno che di per sé rimane difficilmente etichettabile, o chi pensa di trovare nostalgiche quanto patetiche giustificazioni dettate dal maturare, perché Augusto avverte a chiare lettere, non c’era “nessuna scusa, nessuna noiosa attenuante sociologica sull’incoscienza giovanile: sapevamo benissimo quello che facevamo”.


Il punk si mescola con la vita da stadio, la passione per la Roma, la tossicodipendenza e la dura lotta per uscirne. Un percorso che lascia emergere una sensibilità, forse ingenua, ma estremamente rara, capace di analizzare quello che molti accademici e letterati non riescono neanche a capire, figuriamoci a trasmettere. Ne è un esempio il racconto dell’esperienza del Sert: “Sat o sert, chiamatelo come cazzo vi pare, se ne avrete mai visto uno, saprete bene che è il luogo migliore per non smettersi mai di farsi”. Come anche le valutazioni sull’esercito e su chi ha un prezzo stampigliato sul cuore: “Il colonnello aveva la targhetta del prezzo. Gente come questa metteva il marchio del disonore a quelli come me, loro rispettabili esponenti di questa società, io un delinquente disadattato”. Quello che Augusto Stigi lancia non è solo uno sguardo sui cambiamenti di un quartiere di periferia romano, è soprattutto un’esperienza di vita, un vademecum per non affogare in questo mare popolato da squali, in divisa e non. Uno spaccato di storia raccontato con attitudine ironica e irriverente, così coatta e al contempo umile, tanto da poter fondere gli opposti, tipica della romanità, ma anche molto simile al punk. Infine, per sottolineare che “passione e partecipazione non fanno rima con speculazione” e che punk non è moda, Augusto si è autoprodotto il libro, che è possibile acquistare alla Libreria Rinascita, in Viale Agosta 36, alla Libreria Internazionale, a Via dei Volsci 41, e a Hellnation, il tempio dell’hardcorepunk capitolino, in Via Nomentana 113 e che sarà anche presentato domenica 11 dicembre alle ore 19.00 al Sally Brown, in Via degli Etruschi, 3 a San Lorenzo. Buona lettura.
 

di Riccardo Melito


9 dicembre 2011




martedì 29 novembre 2011

"RAGAZZI DI STRADA" - VALERIO GENTILI

Una ricostruzione politicamente scorretta degli anni '80,
rievocati attraverso il punto di vista della strada.
Lontano dall'edonismo, dalle luci e i lustrini della televisione negli anni del consumo, una storia dal "basso" riletta a partire dalla periferia, la curva, la militanza di strada.
Un affresco sincero e romantico di come era la vita nella "città di sotto".

Valerio Gentili

lunedì 28 novembre 2011

LAURA ADDUCI INTERVISTA AUGUSTO STIGI PER ECOTV

" RAGAZZI DI STRADA" DI AUGUSTO STIGI



Nasce dalla penna di Augusto Stigi con la collaborazione di Valerio Gentili, il libro autoprodotto “Ragazzi di Strada”. Lo scenario è quello della periferia romana; il tempo quello delle grandi illusioni, dei grandi sogni e delle grandi promesse degli anni 70/80.
Un racconto che sa di vita in ogni sua pagina, in ogni sua riga.  Denso di episodi ed aneddoti, Stigi ci riporta indietro nel tempo in maniera reale senza fronzoli o frasi di circostanza. Quello che conta sono i tuoi ideali e le azioni che determinano ciò che sei.
Abbiamo intervistato l’autore che ci ha raccontato il percorso che ha portato alla nascita del suo intenso racconto.

Come nasce la volontà di raccontare la sua vita in un libro?

Non è propriamente la storia della mia vita, altrimenti sarebbe stata un’autobiografia. Poi non credo sia importante a chi è accaduto, se a me o ad un altro, considerevole d’interesse è l’autenticità e i sentimenti che ispira e che i fatti siano tutti veri.
Non sono uno scrittore di professione e nemmeno a livello amatoriale, quindi la volontà di raccontare questa storia non poteva che nascere spontaneamente per caso. Il mio amico Valerio Gentili, nonché collaboratore al romanzo, avendo sentito parlare di storie e avvenimenti, a volte vere leggende metropolitane, accadute nel quartiere nel passato e sapendo che io e i miei amici ne eravamo protagonisti, mi sollecitava spesso a raccontarle. Convinto a dare voce a chi non ce l’ha, a chi certe storie le ha vissute in prima persona, a raccontare verità che per anni sono state mascherate da infamie e falsità. A far sventolare la bandiera dei vinti che tali non si sentono; convinto che la storia non la possono scrivere sempre gli stessi. E così in un periodo molto particolare della mia vita ho deciso di farlo.

Chi sono i suoi “Ragazzi di strada”?

Sono quelli che non ci sono più e quelli che ancora resistono. Quelli che hanno pagato il conto più salato degli altri. Quelli violentati ma sempre puri. I maledetti da Dio.

Il suo racconto è strettamente connesso ai cambiamenti politici e culturali di un’epoca in cui si profilava una nuova dimensione in cui i giovani, tra contraddizioni ed illusioni, potevano albergare e definire le proprie priorità, c’è ne parla?

I cambiamenti determinano sempre nuovi scenari e più si va avanti e più sono veloci e di facile assorbimento. Ognuno è figlio del suo tempo. A me sarebbe piaciuto fare il guerriero Cheyenne o il partigiano in montagna, un pò difficile a Roma negli anni settanta e ottanta, invece ho interpretato un ruolo di quelli che la regia proponeva. Potevo fare il bravo ragazzo o il teppista, il poliziotto o il ladro, il boy-scout o il tossico. Non so quanto condizionato dagli eventi che mi circondavano, ma la parte me la sono sempre scelta da solo fra quelle a disposizione senza calcoli, seguendo l’idea che a contare fosse il mio cuore. Pensando che la droga fosse un fantastico veicolo per la libertà, quella vera, che mi avrebbe arricchito spiritualmente e fatto arrivare dove gli altri non potevano (non fu proprio così). Pensando che si potesse fare la rivoluzione per cambiare questo mondo ingiustamente governato dai cattivi. Molti andavano a scuola e studiavano convinti di essere gratificati personalmente conoscendo e sapendo per poi intraprendere esperienze lavorative. Anche qui le cose sono un po’ cambiate. Era un periodo di molte illusioni, forse troppe, a quelli che ne sono rimasti affascinati quel periodo non ha portato molta fortuna. Ma quelli di adesso non stanno meglio, non hanno la droga, non fanno più le rivoluzioni e a scuola ci vanno solo per svoltare un lavoro semidecente. E quel che è peggio è che non hanno nemmeno più le illusioni.

Quanto lo scenario della periferia romana, in particolare quello di Centocelle, ha influito sulle dinamiche che hanno definito la sua vita e quella dei suoi coetanei?

Quanto la mia indole. E’ ovvio che se l’eroina non c’è non puoi diventare tossico. Ma è pur vero che non tutti ci diventano. Allora è determinante quello che ti circonda, ma ancor di più secondo me il tuo carattere, il tuo modo di vivere la vita, ne puoi essere protagonista (nel bene e nel male) o la puoi veder scorrere. Il mondo nonostante il cemento e l’asfalto sempre una jungla è e l’uomo, con la giacca e il telefonino, sempre un animale è. Nella jungla c’è il leone che regna e detta le sue leggi. Gli animali che le accettano se ne stanno buoni e nascosti, mangiando ogni tanto per dono della fortuna, poi ci sono quelli che se ne infischiano e girano liberamente a caccia di prede, subendone le conseguenze. La selezione naturale è una condizione inalterabile.

Da tutta la storia, quello che emerge con violenza è la necessità di credere che ci sia sempre un motivo per cui valga la pena sopravvivere. Se potesse tornare indietro cosa direbbe a quel ragazzo?

Quelli che sudano e faticano, che si arrampicano tutti i giorni, che prendono mazzate, o soccombono o sopravvivono. Per alcuni questa è la vita. Storie tristi, miserevoli e infelici, ma purtroppo vere, il più infame dei nemici da combattere. A quel ragazzo non direi niente perché a me dava e da fastidio che mi dicano quello che devo o non devo fare e molti errori e cadute, quel ragazzo le ha fatte proprio a dispetto di quello che gli dicevano di fare o non fare. Può essere molto più onorevole una sconfitta di tante false vittorie.

E poi, nonostante tutto, l’amicizia. Che cos’è per lei e quale valore le attribuisce?

E’ una di quelle cose che contano veramente nella vita, per cui vale la pena vivere, che non ha prezzo e ti rende ricco e fortunato. E’ una rarità, per questo il suo valore è inestimabile. Anche se ha volte è causa di dolore e delusioni, ma è uguale, non si cambia squadra perché perde. E’ quel sentimento spontaneo, disinteressato che rende grande un uomo. E’ una delle poche volte in cui diamo senza calcolo di un ritorno.

Domanda obbligatoria e di rito: progetti per il futuro? Possiamo aspettarci un secondo racconto?

Chissà …continuiamo a sopravvivere e vedremo.

di Laura Adduci